PETA.xxx: comunicazione a luci rosse

Nella gara all’accaparramento dei domini dopo le recenti liberalizzazioni e il lancio di innumerevoli nuovi suffissi, spicca la corsa agli indirizzi web con estensione .xxx. La prima a muoversi per registrare domini è stata ovviamente l’industria dei contenuti “per adulti”, ma non sono mancati i soliti fenomeni di cybersquatting. E così anche a noi di LX è capitato di sentirci offrire domini .xxx con i nomi dei brand dei nostri clienti. Nella scelta tra se pagare per proteggersi (e prevenire) o aspettare che qualche autorità terza intervenga per proteggere nomi e copyright (quando magari qualche danno è stato già fatto), molti scelgono la prima opzione. E il mercato degli squatters ne gode.

PETA, l’associazione americana che da anni lotta per difendere i diritti degli animali, ha pensato a un uso “creativo” del dominio .xxx. L’associazione (People for the Ethical Treatment of Animals) è nota per le esibizioni delle nudità delle proprie supporter, più o meno famose. Il messaggio che questi show hanno veicolato è semplice e diretto: meglio nudi che coperti grazie all’uccisione o al maltrattamento di animali indifesi.

E così, un sito PETA.xxx che promette sexy photos, hardcore video e sex tips, non può non attirare l’attenzione. Ed è quando l’utente è lì, pronto a curiosare tra le immagini e i video, che PETA colpisce, con una serie di materiali multimediali sì forti e efficaci, ma solo in quanto denunciano i maltrattamenti e le crudeltà perpetrate ai danni degli animali.

PETA.xxx

Chi è di stomaco forte, può ad esempio guardare questo video, che racconta gli orrori degli allevamenti industriali, gli stessi che molti anche in Italia hanno già scoperto e approfondito grazie al recente libro-denuncia di Jonathan Safran Foer.

Potenza della pubblicità nell’era di internet

Succede che un formaggio egiziano faccia una serie riuscitissima di spot. Succede che gli spot trasformino in icona l’animale che al formaggio dà il nome. Succede che la bellezza e la semplicità dei filmati li trasformino in hit planetarie, dopo che peraltro anche il Festival della Pubblicità di Cannes ne aveva riconosciuto il valore creativo.

E allora, perché non lanciare il Panda Cheese anche in Europa e in America? La pubblicità c’è; e il media è gratis.