La macchina della felicità per le relazioni internazionali

Coca-Cola. Interactive vending machine India - PakistanL’ultima trovata della Coca-Cola e delle sue Happiness Machine ha decisamente alzato il tiro rispetto agli esperimenti passati.
Il filone delle vending machine interattive si è infatti arricchito di un simpatico e molto costruttivo esperimento condotto in India e in Pakistan. La multinazionale americana ci ha tenuto questa volta ha portare un messaggio di distensione e pace. E lo ha fatto mettendo insieme, in un’unica operazione di comunicazione pubblicitaria, due paesi troppo spesso in contrasto tra loro.
Così ha installato due macchine distributrici in due supermercati, uno in una città indiana, un altro in una pakistana. Le macchine sono state progettate con le tecnologie più innovative di ripresa in diretta, riconoscimento dei gesti, proiezione, touch screen. Combinando tutto in un’unica interfaccia, si stimolavano interazioni tra chi era davanti al diplay in India e chi era contemporaneamente nella medesima posizione in Pakistan. Il risultato? Un premio alla concordia e al divertimento. Quindi alla conoscenza reciproca e alla pace. Che vogliono dire felicità.

Agenzie di oggi e di domani

Che il modello tradizionale di agenzia media e agenzia di pubblicità sia in crisi è una tesi che circola da parecchi anni. Di fatto, i grandi gruppi che dominano il mercato della comunicazione sono rimasti più o meno in salute, grazie alla crescita delle sedi operanti nei mercati emergenti e allo shifting – certo non indolore – dalle attività classiche al marketing digitale.

Negli ultimi mesi, specialisti e blogger si stanno concentrando sulle novità che, soprattutto in ambito media, rendono difficile la sopravvivenza delle agenzie media e creative, così come le abbiamo conosciute.

Ecco ad esempio questo report sul futuro dell’advertising, che ci presenta sei novità a cui dovremo presto abituarci: il continuo “travaso” dall’offline all’online; la crescente automazione nella pianificazione pubblicitaria; il confine sempre più sfumato tra pubblicità e contenuto editoriale; la caccia ai dati degli utenti, necessaria per offrire pianificazioni “per audience” riccamente profilate; l’avvento della pubblicità location-based; il nuovo modello per cui la pubblicità potrà pagare per alcuni dei nostri beni o servizi.

Come se non bastasse, ecco anche i nuovi termini entrati prepotentemente nel glossario degli addetti ai lavori: real-time bidding, demand-side platform, supply-side platform, agency trading desk, private exchange, retargeting, dynamic creative, geofencing, html 5 e, infine, closing the loop; cioè chiudere il cerchio, essere certi che quell’azione è stata determinata da quella pubblicità. Facile con l’e-commerce, un po’ meno con tutto il resto.

I cambiamenti sono tali e tanti che qualcuno ipotizza già la fine delle digital agency, proprio quelle che hanno guidato il cambiamento e lo shifting verso l’online tipico degli ultimi dieci anni.

Come ci si salva? Imparando e adattandosi in fretta, sviluppando o acquisendo la tecnologia che serve, mixando capacità creative e di media planning, ponendosi come punti di riferimento per padroneggiare e governare la complessità.

Dato un problema, c’è sempre da trovare chi lo risolva.